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Parigi: Usa-Sud Sudan 103-86, il mondo si avvicina ai maestri
Lebron schiaccia, Durant segna, ma Nuni Omot si prende la scena

PARIGI, 31 LUG - Usa-Sud Sudan 103-86, un punteggio che dice tanto, ma non tutto. E che soprattutto sottolinea l'evoluzione universale del basket. Fra le stelle multimilionarie della Nba e i ragazzi del paese che fino a pochi anni fa nemmeno esisteva alla fine i punti di differenza sono stati 17, mentre a Barcellona 1992, 32 anni fa, fra il Dream Team di Michael Jordan, 'Magic' Johnson e Larry Bird e l'Angola, allora la miglior nazionale dell'Africa, finì 116-48, ovvero -68.

Probabilmente ha ragione Bam Adebayo quando dice, a fine partita, che "questi ragazzi tra qualche anno sorprenderanno tutti, e già ora nessuno deve sottovalutarli", come dire che il resto del mondo è sempre più vicino all'Olimpo americano, e farà bene a tenerne conto anche la Serbia, prossima avversaria dei sud sudanesi. I quali a un certo punto sono arrivati a -11 dagli americani (77-66) e se è vero che Lebron James, a tratti, e come Jordan allora, non si è molto preoccupato di difendere, va detto che c'è statro un Carlik Jones capace di bruciare Stephen Curry e andare a segnare in sottomano e uno Jt Thor che, per replicare a una spettacolare schiacciata di Anthony Davis, è andato a fare altrettanto in faccia ai maestri. Che qualche numero lo hanno mostrato, come un'altra schiacciata questa volta di Lebron, oppure lo spettacolare alley-oop di Adebayo che ha mandato in visibilio il pubblico. Stephen Curry, invece, ha segnarto i suoi primi punti soltanto nel quarto 'periodo' e dopo 7 errori di seguito. A risolvere i problemi, nei minuti che è stato in campo, ha pensato come al solito Kevin Durant, 14 punti in quasi 22' di gioco, che poi ha spiegato che "questa è la miglior squadra in cui io abbia mai giocato, e non potete capire che cosa significhi per me". Quando Parigi 2024 starà per finire lui giocherà la finale all'Arena Bercy e vincerà il suo quarto personale oro, ma oggi Nuni Omot con i suoi 24 punti e nessun timore reverenziale ha dimostrato che il mondo 'a spicchi' sta davvero cambiando, anche se gli Usa rimangono il pianeta dell'iper basket.

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