PARIGI, 04 AGO - "Per il Cio è una donna, se disconosciamo il Comitato olimpico internazionale disconosciamo i Giochi stessi. Questi quando leggo certe cose mi sembrano quelli di Parigi 1924...". Antonella Bellutti, due ori olimpici in carriera nel ciclismo (Atlanta e Sydney), ma anche un passaggio in quelle invernali di Salt Lake nel bob, sulla vicenda della pugile Imane Khelif non ha dubbi. "Il caso è drammatico - dice al telefono con l'ANSA l'ex campionessa - quello di Caster Semenya non ha insegnato nulla, un'atleta sopravvissuta alla tempesta. E ora ci siamo ricaduti". Per Bellutti "il Cio, che è in cima alle gerarchie, detta le regole e vanno rispettate. Quello che ha deciso l'Iba non va preso in considerazione perché è un organismo disconosciuto, Il comitato olimpico ha spiegato che è una donna monitorata per le sue caratteristiche, ha già gareggiato in passato, anche a Tokyo. E' stato montato un caso che ha creato disagio anche alla nostra atleta (Angela Carini ndr) che, ritrovatasi in una situazione più grande di lei è stata condizionata. I pugni chi sale sul ring li prende e li dà. L'algerina è donna e risponde ai criteri del Cio".
Bellutti, che da sempre si è fatta portavoce delle istanze al femminile nel mondo dello sport rileva anche un altro aspetto: "Il corpo delle donne è sempre sottoposto a un controllo continuo, entra in ballo il concetto di vantaggio, se è femminile o meno. Sugli uomini mai speculazioni di questo tipo. Ma sotto altre forme è sempre stato così: a me dicevano dei quadricipiti pronunciati o delle vene come una carta geografica. Tutto frutto di una cultura patriarcale fortemente radicata. Se l'algerina fosse stata una bellissima ragazza sono certa non sarebbe avvenuto, e invece ne è nato un caso dettato da cattiveria e frustrazioni. Alla Semenya del resto era capitato anche perché africana". Un tempo a indicare la bontà o meno della prestazione c'era "il doping". Adesso però Bellutti, che di medaglie al collo ne ha messe tante, ha una speranza: "Auguro a Khelif di vincere e trovare nella medaglia la forza per attraversare questa tempesta, la inviterei a mettersi in contatto con Semenya. Serve un passo verso l'inclusione vera e non solo sbandierata, serve fare rete. Lo sport è un contesto che ha un potenziale fortissimo e un potere mediatico eccezionale. Usiamoli bene. Le tragedie, come ha detto il fiorettista Macchi, arrivato secondo, sono giustamente altre: usiamo tutto come strumento di crescita invece che alimentare la macchina della guerra".