ROMA, 06 SET - Sparring mancino, qualche palla lavorata con Simone Vagnozzi e poi autografi e palline per tutti i fan che hanno seguito il suo allenamento. A poche ore dalla prima semifinale della carriera a New York, Jannik Sinner è tornato sul campo di allenamento P1 (quello generalmente utilizzato dalle teste di serie più alte) per preparare la sfida a Jack Draper. Una vigilia serena, in equilibrio tra la concentrazione per il grande obiettivo da inseguire e la leggerezza che deve necessariamente accompagnare le giornate di riposo in uno Slam. "Draper - spiega coach Vagnozzi alla stampa italiana presente a Flushing Meadows - è uno dei giovani più promettenti del circuito. Lo conosciamo da tempo e ci aspettiamo una sfida piena di insidie. Ha avuto diversi infortuni negli ultimi anni che ne hanno rallentato la crescita. Sta giocando con il vento in poppa, ha poco da dimostrare visto che ha già fatto il suo miglior risultato e che gioca contro il numero 1 del mondo. Proverà a giocare sopra ritmo e Jannik dovrà essere bravo, in particolare a inizio match, a gestire la situazione". Vagnozzi è particolarmente soddisfatto di come l'altoaesino abbia gestito le difficoltà di un torneo iniziato con grandi timori e grandi dubbi: "Le difficoltà ci sono sempre dentro un team - spiega - , ma nella difficoltà è fondamentale cercare di rimanere uniti, il più possibile. E questo è quello che abbiamo fatto. Siamo rimasti sull'obiettivo giorno dopo giorno, anche perché alcune cose non le puoi controllare e non potevamo far altro che rimanere sul pezzo. Siamo stati bravi, ma soprattutto lo è stato Jannik perché è lui che va in campo. Siamo con la coscienza a posto, per noi è un capitolo chiuso". Dai dubbi del primo match, alla grande prestazione con Paul e Medvedev: "La cosa che mi è piaciuta di più è stato il crescendo che ho visto in queste cinque partite. A livello mentale e a livello di atteggiamento ogni volta è entrato sempre più dentro la partita. Pian piano ha ritrovato l'energia positiva del pubblico ed è tornato a sorridere anche dentro al campo, e questa è la cosa che ci rende maggiormente felici".