ROMA, 07 SET - Lee Carsley, allenatore ad interim dell'Inghilterra, non intende cantare l'inno nazionale britannico, nemmeno stasera, prima del match di Nations League contro l'Irlanda. Il tecnico, scelto come traghettatore dopo l'addio di Gareth Southgate, ha ribadito di preferire concentrarsi sulla tattica nei minuti immediatamente precedenti al fischio d'inizio. Carsley ha dichiarato di non aver mai cantato l'inno nazionale durante il suo periodo da giocatore della Repubblica d'Irlanda o da allenatore dell'Inghilterra Under 21. E cantare "God Save the King" prima del calcio d'inizio non sarà nei programmi di Carsley. "È una cosa che mi ha sempre messo in difficoltà quando giocavo con l'Irlanda", ha detto ieri Carsley. "Sono sempre stato molto concentrato sulla partita e sulle prime azioni di gioco. Sono momenti in cui la mia mente non puo' essere distratta. "Rispetto pienamente entrambi gli inni e capisco quanto significhino per entrambi i Paesi. È una cosa che rispetto molto", ha detto. Ma la cosa ha suscitato più di una perplessità sulla stampa inglese: secondo il Telegraph, infatti, non cantare l'inno è "un ostacolo nel suo ruolo di nuovo allenatore candidato per l'Inghilterra. Ci si chiede se sia in grado di sopportare psicologicamente i doveri, l'attenzione e la pressione aggiuntivi", si domaba il giornale inglese.
Per il Telegraph "non cantare l'inno è irrispettoso se vuole essere l'uomo che guida la nazionale inglese. È una cosa che fa parte del territorio, in una posizione che - a torto o a ragione - sembra essere al pari del Primo Ministro quando si tratta di importanza nazionale. Perché? È ciò che ci si aspetta da un leader. Un inno è visto come una dimostrazione di unità, lealtà e appartenenza. Può instillare orgoglio e può segnare il rispetto. Carsley potrebbe vederla come una distrazione. Ma lui è il manager dell'Inghilterra".