ROMA, 09 SET - Gioia e speranza, prestazioni sorprendenti e conferme, soprattutto storie e sport di alto livello: la Paralimpiade che si è appena conclusa è stata la più bella e seguita di sempre, un dato di fatto e non solo una vecchia formula politica applicata all'olimpismo. Ma alla persona "comune" con disabilità, che gareggia tutti i giorni con la vita, cosa resta del tripudio di emozioni propagato da Parigi a tutto il mondo? Quando viene il lunedì infatti tante cose assumono una luce diversa, persino le medaglie. L'ANSA ne ha parlato con il ministro per la disabilità, Alessandra Locatelli.
Ministro, il tema è sociale e politico: il giorno dopo resta solo l'orgoglio, pur importantissimo, o c'è un'eredità concreta di questi Giochi paralimpici? E nel caso, quale è? "Queste dimostrazioni di capacità dei nostri atleti accompagnano la riforma sulla disabilità che stiamo mettendo in atto, e questo è un fatto concreto: le Paralimpiadi ci dicono che le cose stanno cambiando. Stanno cambiando la possibilità e le opportunità che vengono date alle persone di dimostrare quanto valgono per le loro potenzialità, senza essere valutate per i loro limiti. La riforma sulla disabilità introduce il Progetto di vita e rivoluziona la presa in carico delle persone con disabilità. Attraverso questa riforma noi cancelliamo da tutte le leggi le parole "handicappato" e "portatore di handicap", termini che sono obsoleti e magari richiamano categorie che hanno più bisogno di assistenzialismo e di aiuto piuttosto che la valorizzazione stessa della persona, e li sostituiamo con "persona con disabilità". Sembra una cosa da poco ma in realtà si accompagna un cambio culturale molto importante iniziato già da qualche tempo ma che noi vogliamo spingere ancora di più superando la frammentazione tra le risposte sanitarie, socio sanitarie e sociali per arrivare a dire che ogni persona ha il diritto di avere momenti ricreativi, sociali e sportivi, come dimostrano i nostri atleti: tutto questo concorre alla dignità della persona".
Le parole hanno un peso e formano le coscienze, ma a queste cosa si accompagna sul piano concreto? Che so, meno barriere architettoniche negli impianti sportivi, nelle palestre, nelle scuole e più posti di lavoro… "No, questo non lo dico, se lo facessi sarebbero solo spot elettorali. Non sono solita fare proclami. Ci sono sicuramente principi che derivano dalla Convenzione Onu sui diritti delle persone con disabilità che in Italia è stata ratificata 15 anni fa, quest'anno ricorre proprio il quindicesimo anno, e quindi si lavora sulla presa in carico della persona dal punto di vista anche dei territori. Per esempio, un aspetto molto pratico che alle famiglie interessa molto, è che si cancellano le visite di rivedibilità delle commissioni che valutano l'invalidità civile. Questo aspetto ha una portata innovativa, rivoluzionaria, perché spesso queste visite erano umilianti per la persona e per la sua famiglia".
Lei è stata all'inaugurazione delle Paralimpiadi e ha visto le gare, quali medaglie l'hanno entusiasmata di più? C'è una storia, in positivo o in negativo che l'ha colpita maggiormente? "Le medaglie che mi hanno colpito di più sono quelle del nuoto ma solo perché ero presente. Poi, rientrata in Italia, ho seguito le gare giorno dopo giorno e ho visto tutte prestazioni atletiche di massimo livello, sono molto, molto orgogliosa degli atleti del nostro Paese. C'è chi in seguito a una malattia ha perso un arto o ha una disabilità grave. C'è chi ha avuto un incidente e quindi magari ha avuto un trauma che poi si ripercuote non solo sul fisico ma sulla mente, sulla famiglia. Credo che tutte le prestazioni, non solo le medaglie, meritino di essere rispettate per il tipo di approccio e il tipo di risultato che le persone stanno dando. Vuol dire che c'è speranza per il futuro e che se noi offriamo e siamo in grado di fornire occasioni, anche una persona che ha subito un incidente grave o ha una patologia complessa se ha l'occasione di fare sport puo' arrivare ai massimi livelli. In altri casi potrebbe essere fondamentale offrirgli l'opportunità di esprimersi attraverso il lavoro, l'arte, o attraverso un altro tipo di attività che gli piace e che puo', con le proprie competenze, raggiungere la massima espressione. Ecco noi dobbiamo portare a casa da questa esperienza questo nuovo sguardo: dobbiamo poter offrire nuove opportunità, investire su ogni persona per i suoi talenti e le sue competenze ".
Ha suscitato entusiasmo e anche un po' di ilarità la freschezza del discobolo Rigi, puo' essere lui un simbolo dell'Italia multietnica e inclusiva? E poi, presto voi avrete il G7 della disabilità in Umbria, porterete la testimonianza di alcuni paralimpici? "Per me tutti gli atleti italiani sono rappresentativi del nostro orgoglio e io sono felicissima per ognuno di loro, per tutti coloro che hanno vinto la medaglia e per tutti coloro che hanno partecipato perché lo hanno fatto ad un livello altissimo. Quanto al G7 disabilità, presto mi incontrerò con il presidente Pancalli e insieme vedremo se c'è la possibilità di ospitare la testimonianza di un nostro atleta".
Sul fronte dell'inclusione, resta il vulnus della scuola, cosa si sta facendo per gli studenti con disabilità, porterete i paralimpici a fare da testimonianza? "Il ministro Valditara, che ha la competenza su questi temi, sta lavorando tantissimo e portando avanti una riforma importante".
In chiusura, detto della legacy sociale (che poi è un principio della carta olimpica), quale è l'eredità per il suo cuore di queste Paralimpiadi? "E' stata la prima volta che ho partecipato alle Paralimpiadi e devo dire che ho provato una emozione grandissima. Il momento più bello è stato durante la cerimonia quando ho visto l'ingresso dei nostri ragazzi, ancora adesso mi commuovo se ci penso, è stata una emozione grande vederli arrivare con una energia e un entusiasmo che mi hanno contagiato".