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Doping: sentenza Halep, Tas 'il fisioterapista non è un medico'
Squalifica di 9 mesi alla tennista, le motivazioni del Tribunale

ROMA, 16 OTT - Sono state rese note dal Tribunale di Arbitrato dello Sport le motivazioni che lo scorso marzo hanno portato alla squalifica di Simona Halep, vincitrice al Roland Garros nel 2018 e a Wimbledon nel 2019, ex numero 1 del circuito femminile, fermata 9 mesi per "incauto utilizzo di un integratore contaminato", assunto dalla rumena sotto consiglio della fisioterapista personale "che non è un medico o un clinico". Un caso che può ricordare quello del Clostebol in cui è incappato Jannik Sinner, anch'esso al vaglio dei giudici del Tas.

Nella sentenza i giudici con sede a Losanna si chiedono "come mai in un ambiente di così elevata professionalità questioni legate a possibili problemi con l'antidoping siano affidate a persone che non abbiano esperienza in questo settore". E ancora: "L'atleta avrebbe dovuto capire i limiti delle qualifiche della sua fisioterapista e il fatto che si stesse giocando un torneo negli Stati Uniti, in un continente lontano dal suo, non può giustificare la mancata consultazione di uno specialista e l'affidamento di un compito così delicato a una persona senza le necessarie competenze mediche".

A marzo il TAS aveva comunque ridotto da 4 anni a 9 mesi la squalifica inflitta alla Halep - positiva ad un controllo del 29 agosto 2022 dopo gli Us Open - dall'Itia, l'agenzia internazionale per l'integrità del tennis, la stessa che ha assolto Sinner.

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