ROMA, 29 OTT - "Nello sci, soprattutto nelle discipline veloci, il margine di rischio resta: ma la ricerca su protezioni e sicurezza deve andare avanti. Qualcosa si può ancora migliorare". Al telefono con l'ANSA ha la voce rotta dall'emozione, Isolde Kostner: rivive i fantasmi del passato parlando della morte choc di Matilde Lorenzi. Trent'anni fa, infatti una giovanissima Kostner conquistava la prima gara della sua carriera in un clima di tristezza infinita: il 29 gennaio 1994 a Garmisch-Partenkirchen mentre lei con il pettorale n.35 vinceva la discesa di coppa del mondo, l'austriaca Ulrike Maier moriva in seguito a una terribile caduta in gara. Nell'impatto violento si sganciò il casco, provocando la frattura delle vertebre cervicali della sciatrice, rimasta esanime in pista. "Ho vissuto quello choc da vincitrice della gara - ricorda l'ex campionessa di Bolzano - al traguardo mi chiedevano cosa ne pensavo della caduta, ma io non ero al corrente di nulla, non ero consapevole della gravità della situazione. Fu bruttissimo".
Dell'incidente della promessa dello sci azzurro mentre si allenava in Val Senales, Kostner ha saputo da suo figlio, che ha amici che stavano seguendo in quella zona il corso per maestri di sci. "Gli hanno scritto di questa caduta terribile - spiega - erano tutti in cima che piangevano, hanno visto la giovane cadere e che non si muoveva più. I soccorsi, la corsa dei tecnici, l'elicottero che l'ha portata in ospedale. Ero già distrutta ieri e sapere che non ce l'ha fatta è davvero terribile". Il pensieri va a Matilde "che ha messo tutta la passione per inseguire i sogni attraverso lo sport - sottolinea l'ex sciatrice - e penso poi alla sua famiglia che l'ha salutata, pensava di rivederla e invece non sarà così".
Un incidente, come purtroppo ce ne sono stati altri sugli sci, riporta all'attenzione di tutti il tema della sicurezza. "Si sono fatti grandi progressi? In gara sicuramente si, in allenamento spesso le reti di protezione non ci sono, ma Matilde Lorenzi è caduta in avanti, e le protezioni non c'entrano. Il colpo forte lo ha preso quando ha sbattuto con il viso. In passato, quando ci fu la tragedia di Ulrike, non c'erano le protezioni alla schiena e quando sono state introdotte in tanti non le volevano usare. Poi ci si abitua e adesso sarebbe impensabile gareggiare senza". Sulla tutela della testa qualche possibilità in più secondo Kostner c'è. "Parliamo di sport in cui si va a una certa velocità, persino in gigante anche a 60 km orari - aggiunge l'ex campionessa -, si potrebbe pensare al casco integrale. Io ad esempio usavo la mentoniera in discesa e superg, ma anche quella non garantisce sicurezza perché il colpo di frusta e quello alla nuca non lo eviti". In qualche modo però si può guardare ai progressi fatti in F1: "Un margine ci può stare con un supporto per la nuca anche per lo sci così come hanno fatto in formula 1: certo chi scia è molto più mobile rispetto a un pilota, ma comunque sono cose che si possono testare anche per gli sciatori. Certo il rischio assoluto non lo elimini, il busto, la pancia non sono protetti: per questo la ricerca non si deve fermare".